- Nome, cognome, ruolo.
Camilla Bellini, Avvocato e Junior Data Protection Specialist presso Dedalus S.p.A. dove, tra le altre mansioni, mi occupo di fornire consulenza e supporto ai colleghi delle altre funzioni su tutte le questioni privacy a livello global che possono emergere nella loro attività quotidiana, di svolgere attività di formazione per i diversi dipartimenti così da incrementare il livello di awareness sulle tematiche privacy, nonché di implementare nei vari Paesi in cui siamo presenti con le nostre affiliate i modelli Privacy localizzati tenendo conto della specifica normativa di settore dello Stato di interesse.
2. Potresti condividere con noi le tappe principali che hanno segnato il tuo percorso fino a diventare professionista nel campo della protezione dei dati e delle nuove tecnologie (“settore”)?
Mi sono laureata in Giurisprudenza nel 2019 con una tesi sul bilanciamento tra la necessità, da un lato, di rafforzare le misure di sicurezza a seguito di eventi terroristici e, dall’altro, di garantire la tutela della riservatezza.
Nei mesi precedente alla laurea, ho collaborato con alcune riviste e portali giuridici online di divulgazione scientifica alla redazione di articoli di approfondimento sulla relazione tra le nuove tecnologie, la protezione dei dati personali e la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali, registrando anche podcast in materia di cybercrime e implicazioni tecnologiche sulla sicurezza internazionale.
Ho proseguito poi il mio percorso di formazione post-lauream con un Master di 1 anno tra la Scozia e gli Stati Uniti, dove ho potuto anche approfondire le tematiche relative alla criminalità transnazionale, alla cyber security e al cyber crime.
Tornata in Italia, ho svolto la pratica forense in uno studio specializzato in diritto penale, dove ho avuto anche l’occasione di seguire pratiche in materia di privacy e compliance.
Ho lasciato la carriera come libera professionista qualche mese prima del superamento dell’esame di abilitazione alla professione di Avvocato, con l’obiettivo di iniziare un nuovo percorso di crescita professionale in un contesto aziendale dove avrei potuto lavorare prevalentemente nel settore della Privacy…ed è così che a Marzo 2024 sono entrata nel team Global Data Protection di Dedalus.
3. Quali sfide pensi che le giovani professioniste debbano affrontare oggi nel settore, e come le hai superate e/o le stai superando?
Credo che, purtroppo non solo nel settore della Privacy, una delle sfide principali che le giovani professioniste si trovano ad affrontare sia legata a quella convinzione che permea ancora troppo il tessuto sociale per cui una donna di successo non è mai solo tale perché competente e ambiziosa, ma perché probabilmente è arrivata a ricoprire quel ruolo (soprattutto se di potere) imboccando qualche facile scorciatoia o scendendo a chissà quali compromessi.
La mia personale sfida oggi è quindi quella di fare in modo che ad essere “ascoltate”, apprezzate e ritenute credibili siano le mie idee e i progetti per cui mi spendo piuttosto che la mia apparenza e per fare ciò cerco di portare concretezza sui tavoli di lavoro, di non porgere il fianco alle allusioni e di contrastare con fermezza ogni possibile tentativo di sminuire il mio potenziale e la mia attendibilità solo perché sono una giovane donna.
4. Quali cambiamenti ti piacerebbe vedere nel settore per facilitare l’ingresso e il successo di altre giovani donne?
Il nostro settore pone al centro la tutela dei diritti individuali e delle libertà fondamentali il che rende necessario valorizzare la partecipazione femminile, traendo beneficio da quell’approccio empatico e dalla spiccata capacità di immedesimazione e propensione all’ascolto che caratterizzano noi donne e che possono avere un forte impatto positivo anche sul contesto lavorativo.
Partendo dal presupposto che credo fermamente che uomo e donna, tanto nella vita professionale quanto personale, debbano essere posti entrambi nelle stesse condizioni di partenza per dare poi modo all’individualità di ciascuno – indipendentemente dal sesso di apparenza – di trovare il proprio spazio ed eccellere nel proprio ambito di operatività, al fine di rendere più agevole l’ingresso nel settore – ma più in generale nei contesti aziendali – di giovani donne sia necessario implementare, in modo strutturato, permanente e razionale, misure che non le pongano, a un certo punto della propria carriera, davanti alla scelta tra coltivare il proprio desiderio di famiglia o affermarsi professionalmente.
A tal fine, mi piacerebbe vedere attuati interventi di reale sostegno alla genitorialità, rendendo più facilmente fruibili per entrambi i genitori i congedi parentali e prevedendo anche politiche (che nella mia azienda fortunatamente già sono in atto) di maggiore flessibilità della giornata lavorativa.
Per favorire poi il successo professionale, ritengo che aziende o studi professionali debbano investire nella costante attività di formazione, aggiornamento e in corsi di specializzazione che possano aiutare le giovani professioniste a continuare a tracciare il proprio percorso professionale anche in un’ottica di acquisizione di competenze trasversali e multi-settoriali.
5. Hai dei modelli o mentor femminili all’interno del settore? Se sì, in che modo hanno influenzato la tua carriera?
Avendo da poco tempo intrapreso la mia carriera con un focus esclusivo sulla Data Protection, il mio punto di riferimento e modello professionale di ispirazione, ma soprattutto di leadership anche per gli aspetti più “umani” che tale ruolo comporta, è la mia Group DPO, Selina Zipponi, una donna e professionista illuminata, insaziabile di sapere e sempre pronta a motivare il team nella direzione dell’eccellenza. Il suo modo di divulgare sapere e la generosità con la quale diffonde e rende accessibile a chi lavora al suo fianco le sue conoscenze sono per me fonte di grande ispirazione.
6. Quali strategie ritieni che le aziende dovrebbero adottare per valorizzare e promuovere i talenti femminili?
Una delle strategie che ritengo le aziende dovrebbero adottare è l’investimento nel mentoring, perché spesso il problema della mancanza di rappresentanza di talenti femminili anche in ruoli verticistici è legata all’assenza di “modelli di ruolo”. Un’azienda che quindi ha già delle donne in posizioni apicali può fornire delle sessioni personalizzate alle professioniste più giovani per diffondere modelli di ispirazione, tramite la condivisione tanto dei successi quanto – soprattutto – degli errori commessi nel proprio percorso professionale.
7. Qual è stato il momento più gratificante della tua carriera finora e come ha influenzato i tuoi obiettivi futuri?
Indubbiamente il momento più gratificante per la mia carriera è stato il superamento dell’esame di abilitazione alla professione forense, una prova psico-fisica ed emotiva che ha richiesto una forza di volontà non indifferente e che mi ha provata particolarmente negli ultimi 2 anni.
Il momento in cui mi è stato riconosciuto il titolo di Avvocato è stato per me uno spartiacque che ha proiettato ancora più luce sul percorso professionale che avrei desiderato intraprendere: avendo infatti “chiuso il cerchio” con il mio percorso accademico sugellato dal conferimento del titolo, ho avuto il coraggio di seguire la mia “voce” interiore che mi spronava ad accedere allo sfidante mondo aziendale, dove poter assecondare la mia indole – non propriamente da “lupo solitario” a cui la libera professione inevitabilmente ti costringe – ma parte di un team, al fianco del quale crescere e alla cui crescita, a mia volta, poter contribuire.
8. Quali risorse o iniziative consiglieresti a quelle che stanno iniziando la loro carriera in questo settore?
Consiglierei loro di tenersi costantemente aggiornate sulle iniziative che Studi legali, Università o Aziende organizzano per divulgare le importanti novità che interessano il mondo della Data Protection: studiare e approfondire resta il perno intorno a cui far ruotare la propria quotidiana crescita professionale ma, al tempo stesso, è fondamentale creare una rete di contatti, fare networking con professionisti/e già affermati che possano dare loro una chiave di lettura inedita e consegnare importanti spunti di riflessione e interrogativi da coltivare.
A questo ritengo essenziale affiancare la conoscenza approfondita della lingua inglese e, per tenersi in costante allenamento, diventa importante anche leggere riviste di settore e libri di approfondimento giuridico sul tema della compliance privacy, soprattutto per poter affiancare alla conoscenza più colloquiale della lingua un lessico più pregno di tecnicismi.
9. C’è un consiglio pratico o una lezione che hai imparato e che ritieni essenziale per chi si affaccia ora nel settore?
Prima di iniziare il mio percorso all’interno del Global Data Protection Team di Dedalus, avevo perso (per concomitanza di situazioni) un’importante occasione lavorativa nel settore della Privacy.
Per molto tempo mi rimase il dubbio di cosa sarebbe potuto accadere anni fa se invece di trasferirmi all’estero per proseguire i miei studi avessi subito colto quella preziosa occasione lavorativa che mi si era presentata a pochi mesi dalla laurea.
Ebbene quasi 5 anni dopo, quella occasione – seppure in un contesto lavorativo differente – si è riproposta dandomi la conferma che la vita è davvero una “porta girevole”. Infatti, anche quando un’occasione sembra “sfumare” ma si desidera davvero intraprendere un percorso lavorativo, si deve continuare a far crescere in autonomia le proprie competenze specialistiche: anche se non appaiono immediatamente spendibili, possono tornare a essere la carta vincente da giocare in futuro.
Quindi, il messaggio che mi sento di condividere è: “andate sempre in direzione ostinata verso i propri sogni e alimentate con entusiasmo e coraggio le vostre passioni anche quando qualcuno proverà a farvi desistere o le opportunità sembreranno non affacciarsi al vostro orizzonte: ricordate che i fiori migliori si possono cogliere anche dopo gli inverni più rigidi”.