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Rising Privacy Stars – Intervista a Benedetta Antonelli

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  1. Nome, cognome, ruolo.

Benedetta Antonelli, legal trainee presso Deloitte Legal nel team Privacy e Data Protection di Milano. 

  1. Potresti condividere con noi le tappe principali che hanno segnato il tuo percorso fino a diventare professionista nel campo della protezione dei dati e delle nuove tecnologie (“settore”)?

Durante il quinto anno di università ho avuto l’opportunità di svolgere uno stage curriculare nel team di Deloitte Legal specializzato in privacy e data protection presso la sede di Milano. Sebbene il mondo della data protection fosse per me una materia ignota, mai affrontata nel mio percorso di studi universitari, ero attratta dall’idea di approfondire le tematiche legate alla tutela della privacy e dei dati personali. Devo, infatti, riconoscere a mio fratello maggiore – esperto in cybersicurezza – il merito di avermi avvicinata a questo settore, alimentando in me il desiderio di conoscere e approfondire questa disciplina in piena espansione.

Terminati i quattro mesi di stage curriculare, ho concluso gli studi e a dicembre 2022 mi sono laureata presso l’Università Bocconi di Milano, discutendo una tesi che analizza i profili di interconnessione fra i delitti informatici – qualificati dal D.lgs. 231/2001 come reati presupposto della responsabilità delle persone giuridiche – e la disciplina sancita dal Regolamento UE 2016/679. 

Lavorare alla stesura della tesi di laurea, in cui ho cercato di trasferire quanto appreso nel corso della mia precedente esperienza lavorativa, mi ha fatto appassionare ancora di più al campo della protezione dei dati e delle nuove tecnologie. Così, a gennaio 2023 ho avuto l’opportunità di intraprendere il percorso di pratica forense presso lo stesso Studio in cui avevo svolto lo stage, vedendo la mia passione trasformarsi in una professione.

  1. Quali sfide pensi che le giovani professioniste debbano affrontare oggi nel settore, e come le hai superate e/o le stai superando?

Personalmente ritengo che le sfide legate al settore della protezione dei dati personali vadano oltre le questioni di genere e riguardino, piuttosto, tutti i giovani che scelgono di specializzarsi in questo campo. 

Infatti, a mio modesto parere, la principale sfida da affrontare in questo settore è rappresentata dall’esigenza di rimanere costantemente aggiornati e al passo con una legislazione in continua e rapida evoluzione. 

Basti pensare, ad esempio, al piano strategico per la trasformazione digitale lanciato dalla Commissione Europea, che pone il dato (personale e non personale) al centro della nuova normativa comunitaria. A ciò si aggiunge la cospicua attività delle Autorità Privacy, che con linee guida, orientamenti e provvedimenti sanzionatori, estende il ventaglio delle fonti da conoscere.

Anche l’avvento di nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale e l’Internet of Things (IoT), ha amplificato notevolmente l’importanza e lo sfruttamento dei dati, con ciò comportando grandi opportunità e, al contempo, nuovi rischi per la privacy e la protezione dei dati personali. 

In un contesto così dinamico, caratterizzato da un’incessante proliferazione di interventi legislativi, norme di soft law e orientamenti delle Autorità, il giovane professionista è chiamato ad adottare un approccio proattivo, impegnandosi costantemente nello studio e nella formazione continua. 

Per affrontare queste sfide, dedico quotidianamente del tempo a monitorare i principali siti istituzionali di riferimento. Tra questi, ad esempio, i portali ufficiali del Garante Privacy italiano, dello European Data Protection Board, dello European Data Protection Supervisor, delle istituzioni nazionali e comunitarie. Queste fonti, infatti, offrono aggiornamenti tempestivi e ufficiali, evitando il rischio di incorrere in fake news. 

  1. Quali cambiamenti ti piacerebbe vedere nel settore per facilitare l’ingresso e il successo di altre giovani donne?

Promuovere opportunità di lavoro per le donne in condizioni di libertà ed equità è, a mio avviso, la chiave vincente per facilitare l’ingresso e il successo di giovani professioniste nel modo del lavoro. La lotta alla discriminazione, infatti, diventa fondamentale per garantire la parità di genere e la piena partecipazione delle donne, consentendo loro di consolidare il proprio ruolo e prestigio. 

Trattasi di cambiamenti che, a mio avviso, dovrebbero essere supportati soprattutto da interventi normativi, volti a favorire l’occupazione femminile, abbattere il divario retributivo tra uomini e donne, sconfiggere gli stereotipi di genere e le discriminazioni legate a bias culturali.

  1. Hai dei modelli o mentor femminili all’interno del settore? Se sì, in che modo hanno influenzato la tua carriera?

Lavorare in un ambiente inclusivo e propositivo mi ha permesso di incontrare e collaborare con molte donne che rivestono ruoli apicali e dirigenziali. Stimo la loro determinazione e capacità di leadership, apprezzo la loro empatia e fermezza, ammiro la loro visione strategica e capacità di problem solving. 

Sono molto fortunata a vedere queste grandi professioniste in azione ed ogni occasione per me è utile per apprendere e assorbire da loro quanto più possibile. Il loro successo rappresenta per me una fonte di ispirazione e mi ricorda di non smettere mai di credere ai miei sogni.

  1. Quali strategie ritieni che le aziende dovrebbero adottare per valorizzare e promuovere i talenti femminili?

È importante che le aziende impieghino risorse ed energie nella promozione dell’empowerment femminile, soprattutto nel contesto socioculturale attuale, in cui si cerca di scardinare i paradigmi del passato.

Modalità di lavoro flessibili che garantiscano un adeguato work-life balance, processi di selezione e valutazione delle performance basati sul merito, eque condizioni salariali per abbattere il gender pay gap sono solo alcune delle principali iniziative che le aziende dovrebbero adottare per valorizzare i talenti femminili. 

Inoltre, reputo che lo svolgimento di campagne interne di sensibilizzazione rappresenti uno strumento efficace per promuove una cultura aziendale inclusiva. 

  1. Qual è stato il momento più gratificante della tua carriera finora e come ha influenzato i tuoi obiettivi futuri?

Uno dei momenti più gratificanti della mia vita è stato sicuramente il giorno della mia laurea. Ricordo con soddisfazione quella giornata, che ha rappresentato il coronamento di un intenso percorso di studi. Circondata dall’affetto dei miei cari e degli amici, ho davvero acquisito consapevolezza dei miei punti di forza, di cui ho fatto tesoro anche per il futuro. 

Per quanto riguarda più specificamente, invece, la mia carriera, ci sono state diverse occasioni che mi hanno resa fiera del lavoro svolto. Una delle esperienze più formative per me e di cui sono rimasta più orgogliosa è stata la mia partecipazione alla lezione tenuta in inglese insieme al Director del mio team, l’Avv. Pietro Boccaccini, nell’ambito del prestigioso corso universitario “Smart Cities, AI and Digital Transformation Law” del Professore Giovanni Ziccardi all’Università degli Studi di Milano. Dopo aver illustrato i concetti fondamentali dell’intelligenza artificiale e fornito una panoramica sui principali aspetti legali di questa tecnologia dirompente, alcuni studenti ci hanno rivolto interessanti domande e abbiamo intrattenuto con loro stimolanti conversazioni. Questa interazione è stata per me estremamente arricchente e, nel complesso, questa esperienza ha rappresentato un incentivo a crescere e perseguire con serietà gli obiettivi futuri.

  1. Quali risorse o iniziative consiglieresti a quelle che stanno iniziando la loro carriera in questo settore?

A coloro che stanno intraprendendo adesso la professione nel settore della data protection consiglierei di rimanere costantemente informati perché, come detto anche in precedenza, questa disciplina richiede un processo di aggiornamento continuo. Sono molteplici le risorse che abbiamo a disposizione per approfondire le tematiche in questione. Consiglierei, ad esempio, di seguire seminari ad hoc, iscriversi a webinar con speaker di alto calibro, partecipare a master specializzanti, leggere articoli e post degli esponenti più illustri del mondo della data protection. 

  1. C’è un consiglio pratico o una lezione che hai imparato e che ritieni essenziale per chi si affaccia ora nel settore?

Viviamo in una realtà in cui siamo bombardati da continui stimoli, modelli da emulare, standard di perfezione impossibili da raggiungere. Il principale consiglio che mi sento di dare a chiunque si affacci ora nel settore è quello di sapersi ascoltare e porsi obiettivi a breve-medio termine, per non lasciarsi travolgere dalle ansie e dalla smania di successo. Il raggiungimento di ogni traguardo richiede tempo, costanza e dedizione: per questo è importante credere in sé stessi, rimanere umili, curiosi e sempre aperti all’apprendimento.