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Rising Privacy Stars – Intervista a Eleonora Beltrame

  • 9 min read
  1. Nome, cognome, ruolo.

Eleonora Beltrame, Privacy and Ethics Counsel presso Illumina, un’azienda biotech che opera nel campo della genomica, occupandosi nello specifico dello sviluppo e della commercializzazione di sistemi integrati per il sequenziamento e l’analisi del genoma.

  1. Potresti condividere con noi le tappe principali che hanno segnato il tuo percorso fino a diventare professionista nel campo della protezione dei dati e delle nuove tecnologie (“settore”)?

L’esperienza che mi ha avvicinato per la prima volta concretamente a questo settore è stato un periodo di stage durante il quarto anno di università presso uno studio legale specializzato in diritto delle tecnologie, media e telecomunicazioni. Si trattava dei mesi immediatamente precedenti all’entrata in vigore del GDPR e il fermento per le novità portate dal nuovo regolamento era tangibile. Fu la prima volta che lessi il regolamento e che iniziai a capirne l’importanza e le potenzialità: da un lato, in qualità di strumento per creare opportunità economiche, e dall’altro in qualità di normativa eticamente impegnata, il cui fine ultimo è la tutela della persona.  

Dopo quell’esperienza, durante l’ultimo anno di università frequentai alcuni corsi focalizzati sul diritto delle nuove tecnologie, per poi approdare prima nel dipartimento legale di Amazon e poi nel team TMT e Privacy dello studio legale Hogan Lovells, dove mi sono specializzata in diritto dei consumatori, contrattualistica legata al mondo delle nuove tecnologie e in materia di protezione dei dati personali. Infine, da poco più di un anno mi sono trasferita in-house presso la sede di Londra di Illumina, dove mi occupo di privacy, intelligenza artificiale e diritti umani. 

  1. Quali sfide pensi che le giovani professioniste debbano affrontare oggi nel settore, e come le hai superate e/o le stai superando?

Nonostante l’esistenza del gender gap anche nel campo della protezione dei dati e delle nuove tecnologie, questo rimane uno dei settori legali in cui vi è una più elevata percentuale di donne, sia in ambito italiano sia europeo. Perciò, a prescindere dal genere, credo che una delle principali sfide del settore riguardi l’ingresso nello stesso da parte dei neo-laureati e delle neo-laureate. Per accedere a quest’ambito, spesso vengono richieste formazione ed esperienza che non tutte le università italiane, soprattutto se pubbliche, offrono. 

Rispetto anche solo a pochi anni fa, ad oggi i piani didattici dei corsi di laurea (ad esempio, di giurisprudenza) delle università italiane sono sicuramente stati rivisti e integrati con la possibilità di frequentare corsi e seminari dedicati al diritto applicato all’ambito digitale e dell’innovazione tecnologica. Tuttavia, nonostante l’offerta formativa sia sempre più ricca e variegata, rimane un gap sostanziale tra università e mondo del lavoro, soprattutto quando si tratta di professioni emergenti, come quelle in ambito della protezione dei dati personali e delle nuove tecnologie. Nella mia esperienza, ho avuto la possibilità di colmare questo divario frequentando corsi offerti sia dall’Università di Bologna sia da università estere, e grazie ad esperienze di stage svolte durante il percorso di studio e immeditamente dopo la laurea. Tuttavia, credo che per incentivare l’interesse e la possibilità per tutti i neo-laureati e le neo-laureate di avvicinarsi a questo settore sia necessario attuare iniziative più strutturate e accessibili a tutti gli studenti e le studentesse, inclusi, ad esempio, tirocini retribuiti organizzati attraverso partnership tra università e imprese, borse di studio finanziate da università, aziende o altri enti attivi nel mondo della protezione dei dati per la frequentazione di corsi specializzati in materia, premi di tesi di laurea volti ad aumentare la consapevolezza degli studenti e delle studentesse sulla protezione dei dati e sulle relative opportunità lavorative. 

Per quanto riguarda i giovani professionisti e le giovani professioniste già all’interno del settore, credo che le principali sfide (come anche i maggiori stimoli) derivino dalla dinamicità di questo campo, che è in continua evoluzione e richiede la necessità di mantenersi costantemente aggiornati non solo dal punto di vista normativo e regolamentare, ma anche da quello tecnico. Per stare al passo con il mondo delle nuove tecnologie, la produzione normativa in questo settore, inclusa la soft law, è particolarmente cospicua e l’approfondimento necessario per comprendere la natura e il funzionamento delle innovazioni tecnologiche richiede tempo e dedizione. Soprattutto per i giovani professionisti può risultare a volte difficile bilanciare la mole di lavoro con la continua formazione necessaria per acquisire competenza e credibilità in un ambito altamente tecnico e specializzato. In particolare, credo che questa difficoltà possa penalizzare soprattutto le giovani professioniste, il cui valore e professionalità possono essere più facilmente sminuiti anche sulla base di pregiudizi legati al genere e all’età, rendendo di conseguenza più difficile che si espongano, dimostrando il proprio potenziale, e che la loro voce venga ascoltata e presa in considerazione, soprattutto in ambito decisionale.  

  1. Quali cambiamenti ti piacerebbe vedere nel settore per facilitare l’ingresso e il successo di altre giovani donne?

Nonostante l’integrazione delle donne nel mercato del lavoro in Italia abbia compiuto progressi significativi negli ultimi anni, il raggiungimento della parità di genere rimane una sfida importante e trasversale nei vari settori professionali. Gli stereotipi di genere, a volte inconsapevoli ed impliciti, e le convenzioni che permeano la nostra società contribuiscono ancora oggi a influenzare le opportunità di lavoro e di carriera delle donne, a partire dalla scelta degli studi da intraprendere, fino ai compromessi che ci si sente obbligate ad accettare in caso di maternità.

Ovviamente, per garantire che le scelte professionali delle donne siano davvero libere da condizionamenti è necessario un profondo cambiamento culturale e politico, che va oltre le iniziative attuate in modo isolato da singoli enti. A prescindere da un’auspicabile azione pubblica, credo che il miglior punto di partenza per iniziare a colmare il gender gap sia la diffusione di una cultura di genere e delle pari opportunità in ambito scolastico e universitario, ossia dove si formano le professioniste e i professionisti di domani. Per supportare e valorizzare nello specifico il talento femminile nel settore della protezione dei dati e delle nuove tecnologie, questa può concretizzarsi con l’attuazione di diverse iniziative, come quelle menzionate sopra (tirocini, borse di studio per la frequentazione di corsi specializzati in materia, premi di tesi di laurea), nonchè eventi, seminari ed altre attività volte sensibilizzare sul divario di genere, e ad educare sulle tematiche legate alla protezione dei dati e delle nuove tecnologie e sulle relative opportunità lavorative. 

Infine, iniziative di mentorship e networking specificamente indirizzate alle donne come “Privacy She Leaders” sono di fondamentale importanza per sostenere e promuovere il talento femminile nel nostro settore. La diffusione di modelli di ruolo femminili, nonchè la creazione di network di confronto e supporto, aiutano a normalizzare la presenza delle donne nel settore della protezione dei dati e delle nuove tecnologie, e rappresentano uno stimolo per le giovani donne ad intraprendere percorsi di studio e di carriera in quest’ambito, e per le giovani professioniste già all’interno del settore a dimostrare la propria presenza e competenza.  

  1. Hai dei modelli o mentor femminili all’interno del settore? Se sì, in che modo hanno influenzato la tua carriera?

Ho avuto la fortuna di essere formata e affiancata nel mio percorso professionale da donne che ammiro profondamente e che hanno avuto, e continuano ad avere, un impatto fondamentale sulla mia carriera e sul mio approccio al lavoro. Mi hanno spiegato l’importanza della rigorosità e dell’approfondimento, ma anche dell’apertura e flessibilità mentale e giuridica necessari per affrontare le sfide poste da una materia trasversale e in continua evoluzione. Mi hanno insegnato l’importanza della collaborazione, basata sull’ascolto e sulla comunicazione aperta, sull’empatia e sul rispetto reciproco. E soprattutto, con la loro esperienza mi hanno dimostrato che è possibile raggiungere importanti obiettivi professionali e personali sostenendo e formando altre donne.

  1. Quali strategie ritieni che le aziende dovrebbero adottare per valorizzare e promuovere i talenti femminili?

Le aziende, così come gli studi professionali, dovrebbero attuare iniziative specificatamente pensate per ridurre il divario di genere, come politiche sulla trasparenza salariale, programmi di mentorship e sviluppo professionale mirati specificatamente alle donne, congedi parentali senza distinzione di genere, e l’adozione di soluzioni personalizzate che permettano una migliore conciliazione della vita personale e lavorativa, come lo smart-working e la flessibilità oraria.

  1. Qual è stato il momento più gratificante della tua carriera finora e come ha influenzato i tuoi obiettivi futuri?

È difficile sceglierne solamente uno. Tra questi, ci sono sicuramente l’essere stata selezionata per lavorare in contesti prestigiosi e motivanti, nonchè il superamento dell’esame di abilitazione alla professione forense: la gratificazione e il sollievo che si provano come giovane professionista una volta che si ha questa prova alle spalle sono difficilmente eguagliabili. 

Altri momenti di profonda gratificazione sono arrivati da progretti – grandi o piccoli – gestiti in team, lavorando in sintonia e in un clima particolarmente positivo, in cui il successo del gruppo veniva riconosciuto a ogni membro integrante del team. Questo mi ha fatto capire l’importanza e i benefici del lavoro di squadra, in cui competenze complementari, supporto, incoraggiamento reciproco e condivisione delle responsabilità si combinano per raggiungere un obiettivo comune.

  1. Quali risorse o iniziative consiglieresti a quelle che stanno iniziando la loro carriera in questo settore?

Come detto in precedenza, una delle principali caratteristiche del settore della protezione dei dati e delle nuove tecnologie è la dinamicità con cui evolve. Di fatto, ogni giorno c’è una novità con cui potenzialmente misurarsi e questo è davvero stimolante. Per rimanere costantemente informate consiglio di seguire profili autorevoli su LinkedIn e di  iscriversi a newsletter specializzate, per poi approfondire leggendo e partecipando a conferenze, seminari, o corsi specifici. 

Per crescere come giovani professioniste è anche fondamentalmente crearsi una rete di supporto, stabilendo legami con i propri colleghi e le proprie colleghe, interagendo – anche attraverso le piattaforme online come LinkedIn – con altri professionisti e professioniste, e partecipando a conferenze, seminari e altri eventi di networking, che non si esauriscano solamente in “lezioni frontali” su tematiche rilevanti del settore, ma che siano occasione di confronto vero, concreto e umano, volto a conoscere e relazionarsi con professionisti e professioniste del settore e a condividere esperienze lavorative e personali.

  1. C’è un consiglio pratico o una lezione che hai imparato e che ritieni essenziale per chi si affaccia ora nel settore?

Per affrontare una materia interdisciplinare e dinamica è necessario essere curiosi e avere costante voglia di imparare e di migliorarsi. Nella mia esperienza, è stato ed è cruciale ascoltare e osservare chi mi ha formato e mi sta formando, in quanto il continuo ascolto, confronto e collaborazione sono i presupposti necessari per navigare le sfide e gli stimoli di questa carriera. 

Inoltre, vorrei incoraggiare chiunque si stia affacciando ora in questo settore a non lasciarsi intimorire di fronte a professionisti e professioniste con più esperienza, sia in ambito lavorativo sia in contesti di puro networking. Ogni interazione può essere un’occasione di apprendimento, di sviluppo personale e professionale, e sarebbe un peccato lasciarsela sfruggire per il timore di esporsi e, perchè no, di sbagliare.