1.Nome, cognome, ruolo.
Mi chiamo Giorgia Masina e sono la fondatrice dello Studio Legale Masina, che si occupa principalmente di prestare consulenza in materia di protezione dei dati personali e ricopro il ruolo di Responsabile della Protezione dei Dati (DPO) presso varie società ed enti.
2. Quali sono le supereroine a cui ti sei ispirata / a cui ti ispiri?
Ritengo che le donne che non rinunciano alla loro carriera e al loro ruolo di madri, mostrando una straordinaria forza nel gestire entrambe le sfere della loro vita, siano le vere supereroine alle quali ispirarsi. In base alla mia esperienza posso, infatti, affermare che è una sfida notevole essere madre e contemporaneamente curare la propria crescita professionale. Ancora troppo spesso si avverte sfiducia riguardo alla capacità di una mamma di svolgere compiti lavorativi con efficacia, specialmente al momento del rientro dopo la maternità: di frequente le neomamme devono lottare per mantenere il proprio ruolo o dimostrare la propria competenza professionale, anche in situazioni dove tale competenza prima era data per acquisita.
3. Puoi raccontarci la tua esperienza come donna nel settore della protezione dei dati e delle nuove tecnologie (di seguito “settore”)?
La protezione dei dati è arrivata nella mia seconda “vita professionale”. All’inizio della mia carriera mi sono dedicata al diritto societario e alle acquisizioni, seguendo soprattutto clienti tedeschi, all’interno di un importante studio legale. Dopo quasi otto anni di attività, è nato mio figlio e ho deciso di prendere un anno di pausa per dedicarmi completamente al lui. Al mio rientro in studio è stato impossibile riottenere il mio ruolo precedente ed ho dovuto “reinventami uno spazio”. In quel periodo la protezione dei dati personali non era presidiata da nessun consulente dello studio: ho quindi colto l’opportunità e mi sono proposta per la posizione. Il mio interesse per la materia è diventato così forte che, dopo qualche anno, ho deciso di aprire il mio studio legale che si occupa prevalentemente di questa materia. Ero, infatti, convinta che la privacy fosse un ambito in rapida espansione, specialmente in vista dell’emanazione del GDPR. Il tempo mi ha dato ragione, portandomi grandi soddisfazioni professionali.
4. Come vedi il ruolo delle donne nel settore?
Stiamo assistendo a un incremento della presenza femminile nel settore della protezione dei dati, il che è un segno positivo. Tuttavia, c’è ancora molta strada da percorrere per raggiungere la parità di genere. Nelle posizioni di maggior rilievo e nei tavoli decisionali, la presenza maschile è, infatti, ancora predominante, indicando che il raggiungimento di un equilibrio è un obiettivo ancora lontano. Nonostante queste sfide, il settore della privacy si distingue positivamente rispetto ad altri ambiti. Probabilmente, ciò è dovuto al fatto che il cuore della protezione dei dati è la tutela dei diritti individuali, un principio che incoraggia una maggiore attenzione e sensibilità verso le questioni di parità e inclusione.
5. Qual è il valore della diversità nella leadership?
Credo fermamente che una maggiore presenza delle donne nelle posizioni di leadership possa apportare un valore aggiunto in termini di empatia e comprensione verso i colleghi. Tuttavia, come ho precedentemente evidenziato, nei ruoli apicali si osserva ancora una predominanza maschile. Per arrivare a una situazione in cui i ruoli di vertice siano equamente distribuiti tra uomini e donne, ritengo sia necessario superare un importante ostacolo: nella mia esperienza professionale ho, infatti, notato che gli uomini incontrano maggiori difficoltà nell’accettare suggerimenti o istruzioni se provenienti da una figura femminile. Questa è una barriera culturale che deve essere affrontata e superata per favorire un ambiente lavorativo più inclusivo e paritario.
6. Ritieni che ci sia una gender gap nel settore? Hai mai dovuto affrontare stereotipi di genere o pregiudizi durante il tuo lavoro?
Dal mio punto di vista, il settore della privacy sembra essere più aperto all’inclusività. Tuttavia, devo ammettere che la mia percezione potrebbe essere in parte influenzata dal contrasto con la mia esperienza professionale precedente, caratterizzata da una forte competitività e una minore attenzione alla diversità di genere. Non posso negare di essere stata oggetto, nel corso della mia carriera, di allusioni e commenti inappropriati relativi al mio aspetto e al mio genere. Queste situazioni, purtroppo, non sono state rare. Però, è incoraggiante notare che, nel settore attuale e con il passare degli anni, queste dinamiche sembrano essere cambiate. Ora, sento che la mia opinione è non solo ascoltata ma anche apprezzata. Questo cambiamento è un segnale positivo che indica un progresso verso un ambiente lavorativo più rispettoso e inclusivo, dove le competenze e le idee vengono valorizzate indipendentemente dal genere.
7. Come può l’empowerment femminile influenzare positivamente il settore?
Credo che esistano delle caratteristiche propriamente femminili che possono arricchire significativamente l’ambiente lavorativo. Potrebbe suonare come un cliché, ma nella mia attuale esperienza, dove lo studio è composto interamente da donne, ho potuto osservare concretamente l’impatto di queste qualità. Una maggiore predisposizione all’empatia e una sensibilità accentuata verso le esigenze altrui sono aspetti che ho notato migliorare nettamente la collaborazione e le dinamiche interpersonali. Questa prospettiva, che tende a essere più pronunciata in un ambiente lavorativo femminile, aggiunge un valore inestimabile in un settore come il nostro, dove la tutela dei diritti individuali è fondamentale.
8. Quali iniziative ritieni essere utili per aumentare la partecipazione delle donne nel settore? Pensi che la data protection e le nuove tecnologie possano essere utilizzate a questo fine?
La mia opinione è che non sia necessario sviluppare iniziative riservate solo alle donne. Ritengo, invece, sia più efficace e appropriato, affrontare e combattere i pregiudizi esistenti. Sono convinta che, se uomini e donne partissero da una posizione di parità assoluta, le donne avrebbero tutte le competenze e le capacità necessarie per distinguersi e avere successo senza il bisogno di iniziative dedicate esclusivamente a loro. Il focus dovrebbe essere sulla creazione di un ambiente di lavoro equo e inclusivo, dove il genere non costituisca né un ostacolo né un fattore determinante per il successo. Credere nelle capacità di ciascuno, indipendentemente dal genere, e lavorare per eliminare i pregiudizi e le barriere, è fondamentale per costruire un futuro lavorativo più giusto e produttivo per tutti.
9. Quali consigli daresti alle giovani donne che vogliono intraprendere una carriera nel settore?
Il mio consiglio più sincero alle giovani donne che si avvicinano a questo settore è di dedicarsi con impegno e serietà allo studio e alla formazione. La materia della privacy è complessa e richiede solide competenze specifiche e conoscenze trasversali. È un campo che si evolve rapidamente e che spesso interseca diverse aree del diritto. Una buona padronanza delle lingue è, inoltre, decisamente un vantaggio, soprattutto in un contesto globale dove la protezione dei dati attraversa confini internazionali. Le conoscenze linguistiche non solo facilitano la comprensione di normative e documentazioni, ma aprono anche le porte a collaborazioni internazionali e a opportunità di carriera all’estero. E’, infine, essenziale un costante impegno nell’aggiornamento: l’apprendimento è un viaggio continuo, specialmente in un campo in rapida evoluzione come quello della protezione dei dati.