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Leading Voices – Intervista a Michela Adinolfi

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  1. Nome, cognome, ruolo

Sono Michela Adinolfi e ricopro il ruolo di Data Protection Officer da circa tre anni.

  1. Quali sono le supereroine a cui ti sei ispirata/a cui ti ispiri?

Mi sono ispirata ad Anna Karenina: un modello da seguire per perseveranza e forza di volontà. Fino alla sua tragica fine Anna Karenina ha lottato come un leone contro le convenzioni del suo tempo pur di poter stare con l’unico amore della sua vita: il conte Vronskij. Ha lottato con la forza di più persone per ottenere quello che voleva. Anche l’atto del suicidio può e deve essere letto come un modo di ribellarsi alla società in cui ha vissuto.

  1. Puoi raccontarci la tua esperienza come donna nel settore della protezione dei dati e delle nuove tecnologie (di seguito “settore”)?

Il settore della protezione dei dati personali mi ha sempre appassionato, sin dagli studi universitari. Dopo la laurea in giurisprudenza (con tesi sull’ambito soggettivo e oggettivo del Codice Privacy), ho iniziato la pratica forense in uno Studio Legale specializzato in diritto penale, ottenendo l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato, presso la Corte di Appello di Roma. Dopo una prima esperienza professionale presso la Direzione Affari Legali e Societari di una Compagnia assicurativa, sono entrata a far parte di una primaria Azienda italiana nel 2009. A partire da gennaio 2014 rivesto il ruolo di Responsabile della Struttura Data Protection & Privacy, supervisionando gli adempimenti necessari alla compliance dell’azienda alla Disciplina Privacy, fino alla nomina in qualità di Data Protection Officer, ad Ottobre 2020.

  1. Come vedi il ruolo delle donne nel settore?

Come in altri settori professionali, noto con piacere che anche in ambito data protection il ruolo delle donne sta assumendo sempre più valore. Conosco infatti moltissime colleghe che ricoprono ruoli di grandi responsabilità in aziende o studi legali specializzati, sia in ambito privacy che cyber security, con un bagaglio di competenze strutturato anche con riferimento ad aspetti puramente tecnologici.

  1. Qual è il valore della diversità nella leadership?

Credo che la diversità di genere tra i leader comporti un arricchimento in termini di “diversità di pensiero” che, a sua volta, determina innovazione e migliore risoluzione dei problemi. Inoltre, difendere l’equilibrio di genere può avere un effetto positivo per attrarre e trattenere giovani professioniste talentuose. La speranza è che, a ogni modo, le imprese diventino protagoniste di una battaglia che va ben oltre i bilanci aziendali.

  1. Ritieni che ci sia una gender gap nel settore? Hai mai dovuto affrontare stereotipi di genere o pregiudizi durante il tuo lavoro?

Un fenomeno intangibile, che influenza enormemente la crescita professionale impattando in modo negativo in ogni ambiente di lavoro e allargando il cosiddetto gender gap, è rappresentato dagli stereotipi di genere tradotti in comportamenti abituali, e dai pregiudizi, che connotano lavoro e, soprattutto, società.

  1. Come può l’empowerment femminile influenzare positivamente il settore?

La conquista della consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni, sia nell’ambito delle relazioni personali sia in quello della vita politica e sociale, ancora è un privilegio di poche donne, e lo sviluppo dell’empowerment femminile è una priorità sia a livello individuale che collettivo.

A mio avviso la riduzione della disparità di genere sarà aiutata dall’utilizzo delle tecnologie. L’innovazione tecnologica migliorerà la situazione femminile.

  1. Quali iniziative ritieni essere utili per aumentare la partecipazione delle donne nel settore? Pensi che la data protection e le nuove tecnologie possano essere utilizzate a questo fine?

Sensibilizzare le donne sul tema della protezione dei dati e le nuove tecnologie è la soluzione più idonea per diminuire il gender gap nel settore. Spesso, infatti, si pensa alla privacy (e in particolare alla cyber security) come materie di esclusivo appannaggio maschile, in considerazione delle competenze tecniche che queste richiedono. Si tratta tuttavia di uno stereotipo ormai superato, in quanto sono moltissime le donne con un background ibrido (STEM e/o giuridico) che consentirebbe loro di ricoprire ruoli di responsabilità nelle aziende.  

  1. Quali consigli daresti alle giovani donne che vogliono intraprendere una carriera nel settore?

Penso che il panorama lavorativo attuale richieda alle giovani donne un’elevata preparazione professionale, sia in ambito giuridico che tecnologico, oltre che una grandissima curiosità e propensione al cambiamento, posto che il nostro settore è fortemente connesso all’incalzante sviluppo tecnologico e le nuove sfide che questo ci pone davanti.