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Leading Voices – Intervista a Nadia Martini

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1.Nome, cognome, ruolo.


Nadia Martini, avvocato, Partner di Rödl & Partner, Head of Data Protection & CyberSecurity.  Data Protection Officer per realtà primarie e direttore tecnico del corso di Alta Formazione DPO ACADEMY.

2. Quali sono le supereroine a cui ti sei ispirata/ a cui ti ispiri?

Anna Frank per la sua tenacia, Maria Montessori per il suo metodo, Wonder Woman per la sua creatività


3. Puoi raccontarci la tua esperienza come donna nel settore della protezione dei dati e delle nuove tecnologie (di seguito “settore”)?

Il settore in italia si è sviluppato parecchio tardi. Quando mi sono affacciata nel settore nel 2002 ed ho iniziato c’erano non solo poche donne coinvolte ma anche pochi uomini. Nessuno credeva che il settore si sarebbe sviluppato. Tanti pensavamo si trattasse solo di una serie di adempimenti burocratici.
Ma così non è stato e chi ha lavorato all’estero e con l’estero come me, lo sapeva.
Mi sono quindi affacciata in un settore sguarnito di consulenti e non ho quindi vissuto disparità di genere. Saltuariamente, questa è emersa col tempo, al rafforzarsi del ruolo maschile nel settore. Ma a quel tempo mi ero già parecchio consolidata nel contesto e non ho particolarmente subito disparità


4. Come vedi il ruolo delle donne nel settore?

Penso sia promettente e assolutamente paritario. La conoscenza di un settore così tecnico non e’ per tutti, ne’ per tutti gli uomini ne’ per tutte le donne. E’ invece tipico di chi ha talento, è creativo, è flessibile, multitasking e problem solver. Insomma, delle donne.

5. Qual è il valore della diversità nella leadership?


La creatività e la commistione e contaminazione creano i progetti migliori. Il pensiero ibrido è la gran forza di questo lavoro.

6. Ritieni che ci sia una gender gap nel settore? Hai mai dovuto affrontare stereotipi di genere o pregiudizi durante il tuo lavoro?

Non particolarmente. Sicuramente esistono come in ogni settore i machi alfa, che spesso si atteggiano con approccio autoritario e professorale, sindacando in eventi autoreferenziali o in consessi politici con l’autorità o le università. Sicuramente esistono però anche donne di enorme competenza abili a sistemare con concretezza i machi del caso.

7. Come può l’empowerment femminile influenzare positivamente il settore?


La donna ha un pensiero tipicamente eclettico, variopinto, creativo: se lo applichiamo al settore, emerge con chiarezza come possa avere una marcia in più, anticipando i bisogni e le soluzioni, in questo contesto particolarmente evolute.

8. Quali iniziative ritieni essere utili per aumentare la partecipazione delle donne nel settore? Pensi che la data protection e le nuove tecnologie possano essere utilizzate a questo fine?

Occorre senz’altro maggior network, che non si appiattisca sull’approccio maschile degli eventi e tavole rotonde autoreferenziali con patroni che parlano alla platea, ma che faccia propria la dote creativa e pragmatica dell’approccio femminile creando qualcosa di nuovo. Un network di vero appoggio e di vera condivisione, ricco di testimonianze quotidiane e concrete, interdisciplinari e di simulazioni e soluzioni efficaci. È quanto sto provando a creare con la nostra DPO ACADEMY.

9. Quali consigli daresti alle giovani donne che vogliono intraprendere una carriera nel settore?

Crederci ed avere entusiasmo. Ora e sempre.