Quali sono le supereroine a cui ti sei ispirata/ a cui ti ispiri?
Nella mia professione, come nella vita, non mi sono mai ispirata ad una donna/supereroina in particolare ma ho cercato di seguire l’esempio di diverse figure femminili che ritengo si siano fatte portatrici di determinati valori e carismi per me fondamentali. Penso ad esempio al coraggio di Giovanna d’Arco, alla professionalità di Marisa Bellisario, all’attivismo di Ruth Bleier, alla creatività di Frida Khalo, all’impegno di Nilde Iotti, alla dolcezza ed altruismo totale di mia madre. Insomma, tanti precedenti esemplari che devono poi fondersi con la nostra personale natura ed inclinazione in modo armonico ed equilibrato, anche se non sempre ciò risulta semplice.
Puoi raccontarci la tua esperienza come donna nel settore della protezione dei dati e delle nuove tecnologie (di seguito “settore”)?
Ho iniziato ad occuparmi di protezione dei dati personali, durante il mio praticantato, agli inizi del 2004 con l’occasione dell’entrata in vigore del D.Lgs. 196/2003 Codice in materia di protezione dei dati personali e da allora non ho più smesso re-intensificando l’impegno ovviamente in occasione dell’entrata in vigore del Regolamento UE 2016/679 che ha finalmente portato ad un’armonizzazione della normativa locale dei vari Paesi dell’Unione e rafforzato le tutele in materia per i propri cittadini e non solo. Da allora, oltre all’attività di consulenza ho iniziato ad assumere il ruolo di membro del team di Data Protection Officer (DPO) per numerose società, nazionali e multinazionali, clienti dello Studio con cui collaboro ormai da vent’anni.
Come vedi il ruolo delle donne nel settore?
Sono sinceramente lieta di constatare che, negli anni, il numero delle colleghe o, in ogni caso, delle donne con cui mi sono interfacciata, sia quali consulenti che quali legali o DPO interni di numerose realtà aziendali, sia notevolmente cresciuto. Ho peraltro spesso riscontrato che il confronto sia più proficuo ed agevole tra donne. Credo quindi sinceramente, ed auspico in ogni caso, che il ruolo delle donne nel settore si consolidi sempre più sia numericamente che qualitativamente ossia che anche in questo ambito ruoli apicali possano essere rivestiti da un sempre crescente numero di donne che, per mia esperienza, ho sempre trovato essere molto preparate, precise, disposte all’ascolto ed al confronto nonché dotate di una certa qual dose di umiltà, tale da rendere la collaborazione più schietta e costruttiva rispetto a quella con alcune controparti/partners di altro genere.
Qual è il valore della diversità nella leadership?
Ognuno di noi, quando assume il ruolo di leader nell’ambito di un gruppo di lavoro, familiare, di amici, etc. porta inevitabilmente con sé e riversa in quello che fa a favore del gruppo, la sua visione, il suo essere e i suoi obiettivi. Credo quindi che la diversità nella leadership sia una cosa profondamente positiva al fine di evitare omologazioni o stereotipi che potrebbero invece prendere forma ove la leadership venisse detenuta da un sol genere o categoria di persona.
Ritieni che ci sia una gender gap nel settore? Hai mai dovuto affrontare stereotipi di genere o pregiudizi durante il tuo lavoro?
Mah, direi non tanto nel settore quanto piuttosto, in generale, nell’ambito della professione legale. Questo è confermato anche dal divario tra il numero di partners di genere maschile rispetto a quelli di genere femminile (ben inferiore) nell’ambito degli studi legali in Italia. Devo comunque rilevare che, per mia esperienza personale, il gender gap si sta riducendo sempre più col passare degli anni e che, se una volta (forse complice anche la più giovane età e minor esperienza) mi capitava di essere apostrofata come “signorina” o “signora” durante incontri con clienti o controparti che invece riconoscevano il titolo di “avvocato” anche a praticanti neo-laureati di genere maschile, non vivo né assisto, a danni di altre colleghe, ad episodi di questo tipo da diversi anni. Spero pertanto che il gender gap stia davvero scomparendo.
Come può l’empowerment femminile influenzare positivamente il settore?
L’empowerment femminile potrebbe aiutare ad aumentare la diversità e l’inclusione: un luogo di lavoro che promuove l’empowerment femminile tende a essere più inclusivo e diversificato. Questo non solo migliora la morale e l’etica lavorativa, ma può anche stimolare la creatività e l’innovazione, quindi dare nuovi stimoli che possano incrementare le nuove tecnologie, nuovi processi di gestione e soluzione di problematiche o controversie. Peraltro, la sensibilità femminile potrebbe accrescere l’interesse e tutela delle fasce più vulnerabili di interessati quali minori, anziani, minoranze etniche, disabili, etc. con proposte di legge a tutela di tali soggetti e dei loro diritti e libertà in una società ormai improntata sull’utilizzo massivo di social ed altri mezzi di comunicazione (a discapito della protezione dei dati compromessi da tali mezzi di comunicazione) e di nuove tecnologie, IoT, etc.
Quali iniziative ritieni essere utili per aumentare la partecipazione delle donne nel settore? Pensi che la data protection e le nuove tecnologie possano essere utilizzate a questo fine?
Certamente la creazione di eventi / momenti formativi e di confronto dedicati alle sole donne al fine di poter raccontare le proprie esperienze professionali a beneficio di altre donne che potrebbero trovarsi fin d’ora o in un prossimo futuro analoghe problematiche o situazioni. A ciò aggiungerei ovviamente una spinta maggiore nell’ambito del networking aderendo ad iniziative quale “Privacy She-Leaders” che mirano proprio a valorizzare e stimolare le figure professionali femminili nel settore dell’IT e Data Protection.
Quali consigli daresti alle giovani donne che vogliono intraprendere una carriera nel settore?
Consiglierei di studiare, informarsi e formarsi con continuità e costanza. La competenza e professionalità si costruiscono con impegno e sacrificio e sono l’arma per abbattere ogni divario di genere professionale.