1.Nome, cognome, ruolo.
Sono Anna Schiaffino, avvocato iscritta all’Albo speciale dei patrocinatori davanti alle giurisdizioni superiori, founder partner di avvocati@ius , una rete che unisce un team di professionisti esperti in differenti aree del diritto.
Il mio percorso è inziato come avvocato civilista; oggi sono DPO presso vari enti e la mia attività è sempre più orientata verso la consulenza in materia di tutela dei dati personali.
2. Quali sono le supereroine a cui ti sei ispirata/ a cui ti ispiri?
Molte sono le mie figure femminili di riferimento: la scienziata Margherita Hack per la brillantissima mente e la curiosità; la pittrice Artemisia Gentileschi per il coraggio nello sfidare le convenzioni; la Giudice Ruth Bader Ginsburg, per la determinazione e la forza delle idee; la mia nonna paterna per l’anticonformismo, la libertà di pensiero e l’innata classe.
3. Puoi raccontarci la tua esperienza come donna nel settore della protezione dei dati e delle nuove tecnologie (di seguito “settore”)?
Nell’anno 2004 frequentai un corso organizzato dalla Scuola Sant’Anna di Pisa: il Prof. Giovanni Comandé parlò di dati personali e delle tutele introdotte dal dlgs 196/2003. In quella occasione si accese un grande interesse per la materia.
A partire dal 2018, dopo l’entrata in vigore del GDPR, ho iniziato a svolgere attività di consulenza alle imprese per supportarle nel percorso di adeguamento alle nuove misure privacy; poi sono arrivati gli incarichi come DPO e gradualmente la mia attività professionale – che era principalmente focalizzata sul contenzioso civile – si è spostata verso la consulenza per la privacy compliance.
4. Come vedi il ruolo delle donne nel settore?
Nel mondo forense, almeno inizialmente, non tutti hanno avuto la percezione della rilevanza della disciplina in materia di tutela dei dati personali e degli sviluppi che avrebbe avuto; gli uomini che non hanno intuito la forza e l’importanza della nuova disciplina, hanno lasciato spazio alle donne consentendo alle stesse di conquistare importanti posizioni. Oggi, nel settore, molte delle voci più autorevoli appartengono alle donne.
5. Qual è il valore della diversità nella leadership?
Le differenze di genere rappresentano inequivocabilmente una preziosa risorsa: i team di lavoro più efficienti e creativi sono senz’altro quelli in cui sono presenti sia uomini che donne.
La leadership femminile si caratterizza per la capacità di costruire processi di lavoro che passano dalla collaborazione, dalla costruzione di network e da decisioni che coinvolgono il gruppo; la leadership maschile normalmente è più rigida e unidirezionale.
L’alternanza e/o l’affiancamento di presenze femminili e maschili alla guida di un’azienda o di un team, sono dunque una grande ricchezza e motore per crescita e sviluppo.
6. Ritieni che ci sia una gender gap nel settore? Hai mai dovuto affrontare stereotipi di genere o pregiudizi durante il tuo lavoro?
La presenza femminile, nei ruoli di vertice, è ancora molto limitata e credo che sia utile qualsiasi iniziativa che possa aiutare le donne a salire verso posizioni di vertice.
Anche la tanto discussa legge 120/2011 (la legge sulle quote rosa) a mio parere ha portato importanti risultati: anni fa, proprio grazie alle quote rosa, venni inserita tra i componenti del CDA di una società quotata; sono stata la prima donna ad entrare nel CDA di quella società. Dopo di me, nel Consiglio, si sono succedute altre donne la cui presenza ha poi superato la soglia minima imposta dalla legge.
Credo, comunque, che lo strumento più efficace per potere colmare il gender gap, sia la diffusione di una “cultura” sulla parità di genere tramite le scuole, le Università e tutti i canali utili per raggiungere i giovani.
Nel mio lavoro, talore, mi è capitato di percepire “pregiudizi” di genere: ho però sempre avuto la fortuna collaborare con uomini non influenzati o condizionati da stereotipi, capaci di capire il valore della diversità di genere.
7. Come può l’empowerment femminile influenzare positivamente il settore?
Le donne, normalmente, hanno la capacità di sviluppare un “pensiero a rete” che porta ad avere una rappresentazione della realtà nella sua globalità, in una prospettiva ampia.
Queste capacità, tipiche del pensiero femminile, a mio avviso, sono di grande aiuto nell’ambito della materia della tutela dei dati e delle nuove tecnologie.
8. Quali iniziative ritieni essere utili per aumentare la partecipazione delle donne nel settore? Pensi che la data protection e le nuove tecnologie possano essere utilizzate a questo fine?
Questo è un settore in cui ci sono molte voci femminili autorevoli: la fortuna è che donne brillanti e preparate (come Ada Fiaschi, come Anna Cataleta e le altre che ho avuto modo di conoscere in SheLeaders) impiegano i loro contatti e le loro conoscenze per aprire spazi anche ad altre donne; questo è un meccanismo virtuoso che può rafforzare e consolidare la presenza femminile.
Il diritto delle nuove tecnologie è un terreno in parte ancora molto inesplorato: le donne possono contribuire moltissimo allo sviluppo.
9. Quali consigli daresti alle giovani donne che vogliono intraprendere una carriera nel settore?
Avere coraggio, tenacia, forza di volontà, farsi guidare sempre dalla curiosità e ogni giorno imparare qualcosa di nuovo.